domenica 7 aprile 2013

Gramellini sostiene che l'amore non è possesso,non è un lucchetto:sproloquio banale e redditizio.

E quelli che il lucchetto lo vogliono a qualunque prezzo?
Bene,parliamo di uomini.
Ok,chiunque sia dotato di un pene ora è pregato di andare a trastullarcisi in bagno con un catalogo di biancheria intima,che le signore hanno da fare.
Dico sul serio Ciccio Formaggio:briciole,briciole nel letto per l'eternità altrimenti!
Ora,perchè non prendere per un attimo in analisi quegli uomini che hanno talmente bisogno del lucchetto da essersi nascosti le cesoie nel buco del culo?
Luogo sicuro,per carità,ma qualche effetto collaterale lo dà.
Infatti li riconosci subito dall'occhio lucido,sempre sul punto di tracimare,l'aria da Quasimodo e la stessa joie de vivre di chi sta per essere sottoposto ad un intervento di varicocele.
Due maroni micidiali!
Questi non sono uomini,sono gatti d'appartamento.
Perfettamente addomesticati e consci del fatto che in natura non sopravviverebbero più di qualche giorno,finiscono col legarsi a donne che paion loro zie,con la stessa ilare imprevedibilità di quei topini a carica che fanno Tlak Tlak saltando a piè pari,per costituire il "Duo Mestizia" che farà perdere qualunque fiducia nel genere umano a chi li frequenta.
Ma non scoraggiamoci:ad eccezion loro solo i batteri saprofiti e certe piante parassitarie infestano il mondo in questo modo.
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistite è puramente casuale,chiunque vi si riconoscesse può serenamente andarsene a 'fanculo.

lunedì 11 marzo 2013

Ultima pagina del diario di bordo,Lima:


Viaggiare soli e' come andare in bicicletta:ricordi di esserne capace,alla partenza bisogna vincere alcune paure ma col tempo ci si abitua e si ha l'impressione di viaggiare da sempre,di continuare a farlo per sempre.
Preparare lo zaino,cercare stazioni,salire su mezzi,orientarsi,adattarsi,mercanteggiare,stupirsi,ricominciare.
Un mese e' un tempo giusto.
Capisci come funzionano le cose,raggiungi un apice di esaltazione e per quando e' ora sei pronto a tornare a casa.
Ho molto da riabbracciare.
Trabocco gratitudine:per aver avuto ancora una volta l'opportunita' di vedere un pezzo di mondo cosi' lontano,per avere tanto a cui fare ritorno,per aver dimostrato a me stessa di sapermici traghettare attraverso,che talvolta capita di dubitarne,e per la nitidezza con cui poi i miei occhi sanno vedere in una diversa prospettiva.
Viaggiare uccide la miopia.
Dilata i tempi,le percezioni,la consapevolezza di se e di cio' che ci circonda.
Una mitica nave scuola,cosi' come lo e' la vita in generale ma in questo modo disponi di ripetizioni private,un corso accellerato,nel caso fin li' ti fosse sfuggito qualcosa.
E mi sento promossa perche' la mia vita,anche da qui',e' qualcosa a cui anelo fare ritorno e questo mi basta per sentirmi felice.
Porto con me orde di ricordi e di esperienze,di lezioni imparate.
Ho stampate negli occhi immagini incredibili e sulla pelle le tracce di un sole primitivo.
Trascino uno zaino intriso di odori esotici come le valigie che il mio nonno spalancava di ritorno dalle sue scorribande indiane offrendomi il suo forziere di tesori e stranezze,uno dei miei ricordi d'infanzia piu' belli.
Percio' viaggiamo amici,quianto piu' possibile,perche' non credo ci sia modo piu' dolce di riscoprire noi stessi.
Suerte.

venerdì 8 marzo 2013

Diario di bordo:Santa Cruz


Ho cominciato la muta.
Non e' che una puo' mettersi in costume su un lago a 4000 mt all'ora di pranzo e sperare di poterlo raccontare.
Scammellare lo zaino provoca un tedioso fastidio e la squamatura a forma di H che mi costringera' a lanciare il leopardato come moda per l'estate 2013.
In queste condizioni e con l'ormai collaudato aspetto da profuga mi presento alla reception del Jodanga Backpackers Hostal.
Ho deciso di trattarmi bene per questi ultimi giorni e la mia guida parla di un'invitante piscina in un ambiente conviviale e pulito.
Dopo essere stata truffata dall'ennesimo taxista mi ritrovo in una periferia poco affascinante,la piscina promessa e' una vasca da bagno incastonata in un cortile quasi privo di sole e per 90 Bs mi ritrovo in cima ad un letto a castello,in un dormitorio.
E' piu' del doppio di quanto abbia pagato fin'ora per stanze singole ma siamo lontanissimi dal centro (fuori dal primo anello:fate conto a Roma,fuori dal grande raccordo anulare!) e sono distrutta.
All'arrivo mi viene consegnato un foglio in A4 con i comandamenti dell'ostello (in inglese,questo avrebbe dovuto insospettirmi):un miliardo di regole che vanno dal divieto di fumo,al divieto di introdurre alcolici,all'obbligo del silenzio in certi orari.
Questi qua sono peggio delle suore,penso.
Invece il trucco c'e' ed e' il bar dell'ostello:alla spicciolata escono dai dormitori giovinastri poco piu' che adolescenti che per cifre irragionevoli cominciano a scolarsi caipiriña servita in coppette da gelato,mentre spaciugano ognuno al proprio palmare-pc-cellulare.
Mi viene in mente la battuta di un celebre film..."Vedo la gente morta..."
In un angolo un ragazzo suona la chitarra,mi avvicino speranzosa giusto per scoprire che e' un seguace dell'heavy metal e me la squaglio quando mi sottopone orgoglioso il suo gruppo di rutti e casino all'mp3.
Tra inglesi,svedesi,norvegesi e tedeschi fanno eccezione un iraniano e un argentino che parlano in spagnolo,ma la lingua ufficiale qui e' l'inglese ed io perdo la capacita' di formulare una frase utilizzando un solo idioma.
Tentando di svegliarli dal loro torpore tecnologico li sfido a biliardo ma il livello alcolico e' gia' talmente alto che quando vinco la quarta partita mi scoccio ed esco.
Mi imbatto in un centro fisioterapico:per un massaggio pago meno che per Nelson e mi si presenta un donnone giunonico dal tocco di farfalla.
I miei linfonodi inguinali non sono degnati della benche' minima attenzione.
Nemmeno le mie orecchie pero'...
La mattina dopo fuggo da questo Villaggio Turistico Alpitour prima di rischiare di imbattermi nel pulcino Pio e,ancora indignata contro la categoria dei taxisti,mi carico lo zaino e,un po' coi mezzi un po' a piedi,attraverso la citta'.
Mi chiedono cifre folli fino a quando rinuncio ad ogni velleita' da hotel comodo e riparo all'ostello della mia prima notte in Bolivia.
Il proprietario si ricorda di me(ero quella verde che sopraffatta dal jet lag alle 4 del mattino fumava in cortile partecipando all'accoglienza degli arrivi notturni) e mi saluta per nome.
Ciara,come per tutti i boliviani,ma mi sento finalmente a casa.
Per 40 Bs ho una stanza tutta per me,un letto da corsia d'ospedale,la stessa doccia con l'acqua fredda dove inutilmente ho sacrificato strati di pelle alla goliardia del carnevale e che mi fa capire che e' quasi finita.
Come nel monopoli:dopo la notte in prigione sono tornata al "Via".

giovedì 7 marzo 2013

Diario di bordo:Sucre


Ad un primo impatto questa citta' mi esalta:palazzi bianchissimi,ampi viali,piazze alberate in cui prendere il fresco tra fontane e bambini che inseguono i piccioni sotto lo sguardo intenerito di mamme e nonne;un ostello spartano il giusto che si affaccia proprio sul mercato centrale.
Ma gia' dopo un paio di giorni parte la jattura.
Il mio ballerino colombiano non riesce a raggiungermi,Nelson e' intasato da un codazzo chiolometrico di svedesi d'alto fusto(Ahhh,il passaparola...maledetta sia la mia boccaccia!) e sono disturbata in una delle mie attivita' predilette,cioe' appollaiarmi su una panchina a guardare la gente che passa,dalle decine di migliaia di coppiette che la condividono con me tubando picci picci.
In Bolivia non puoi non avere un fidanzato,credo sia contro la legge.
Addirittura nella cultura Quechua se per i 25 anni non ti sei sposato e non hai cominciato a sfornare figli,ti tolgono l'acqua e la possibilita' di coltivare la terra comune.
In Italia,tra single convinti,vigliacchi e saltafosso,sarebbe un'ecatombe.
Immaginate che allegria ritrovarsi quotidianamente a fare da lampione ai personaggi di "Curiosando nei giardini del cuore"...
Risatina,schertzettino,bacino,manina,cioccolatino,cuoricino,orsettino di pezzina(perche' qua tutto,ma proprio tutto,viene chiamato col diminutivo del diminutivo:non capisco come il diabete non li stermini tutti...).
'Somma,un fastidio!
E' che lo sai quando viaggi da sola che ci sono i momenti cosi';si tratta di isolarli,corcoscriverli come le chiazze di petrolio in mare quando ci sono i disastri naturali.
Di solito ti salvi facendo cose o conoscendo persone.
Oppure cambiando location:quelle 12-14 ore di viaggio,su pittoreschi mezzi pubblici,hanno l'effetto di pulirti dentro e quando arrivi ricominci da zero.
Oggi pero' in mio soccorsa e' arrivata a salvarmi una scena apparentemente banale.
In un baretto dove ieri mi sono fermata a prendere torta e caffe' e a scrivere la storia di Nelson,oggi c'era una ragazza,credo tedesca,che beveva caffe' e scriveva su un taccuino.
Tutta computa usava un righello per andare dritto in un quadernetto fitto fitto di parole.
Una doccia fredda.
Mi sono vista dal di fuori.
Tolto il righello naturalmente.
Mi sono fatta una sonora risata,proprio sguaiatamente.
La tedesca mi ha rivolto uno sguardo interdetto ma io ero gia' fuori,a camminare tra la gente e il rumore,di nuovo curiosa di cio' che avrei trovato all'isolato successivo.

mercoledì 6 marzo 2013

Diario di bordo:Sucre

Quesito:
E' giusto mantenere una buona abitudine settimanale anche all'estero?

Sviluppo della tesi:
Dopo settimane di zaino in spalla e assi di legno per materassi ripenso con una certa nostalgia ai massaggi del sabato pomeriggio con l'amichetta mia e,in virtu' della gia' citata vena edonistica,mi metto in caccia.
Seguendo un cartello mi addentro in un cortile dove due signorine che mi accolgonosorridenti mi danno appuntamento per le 17.
Al mio arrivo scopro pero' che si tratta di un massaggiatore.
Vabbe',non saremo mica sessisti?
Si tratta chiaramente di un professionista:ambiente pulito,incensi,luci soffuse,bonsai e il tipico cd rilassante coi cembali new age.
Nelson mi accoglie con calore,mi mostra dove spogliarmi e acconsente alla mia richiesta di tenere le mutande.
Mi piazza sotto una luce rossa di quelle per far schiudere le uova,mi copre con un lenzuolo e comincia con della chiropratica,costringendomi a posizioni alquanto innaturali:seguire le sue istruzioni a comando vocale sarebbe stato arduo anche se avesse parlato l'italiano pertanto mi rotola come una foca spiaggiata,dopo di che mi scopre pezzo per pezzo e comincia il massaggio vero e proprio.
Tra graffi,lividi e ustioni ci sarebbero punti in cui usare cautela ma accecato dal rosso della lampada a mo' di toro non ci bada e mi impasta come pane.
A tratti mi fa un male cane!
Rimpiango la mia massaggiatrice di fiducia che,sapendo notare in me anche la minima variazione,ormai e' anche la mia dermatologa e mi gioco la carta dell'ingenua:sono abituata con una donna...e' la prima volta con un uomo...(non e' vero ma tra un po' gli rimangono le viti di titanio in mano!).
Nelson,sempre sorridente e di un ottimismo irritante,si augura che per me sara' comunque una bella esperienza e ci da' giu' ancora piu' energicamente.
I cembali si fanno incalzanti.
Il lettino cigola,lui ansima per lo sforzo:nessuno sentendo da fuori penserebbe a qualcosa di legale.
Quando mi chiede come mi piace,se forte o suave,scoppio a ridere.
Uomini...
Si fa piu' audace.
Mi massaggia le ovaie,la vescica...
Le mie nozioni di anatomia mi riportano alla presenza di linfonodi nella zona inguinale ma non vedo ragione di insistere cosi'!
Gli do' un'occhiata...bel viso,muscoloso,mani grandi...sicuramente mi sono concessa ad individui piu' improbabili...ripenso a certi roiti di quel periodo infame che chiamiamo adolescenza,che per certo mi maneggiavano con minor dimestichezza,e stabilisco di intervenire con esaurienti spiegazioni solo nel caso in cui si cimentasse nella ricerca della prostata.
E siccome e' un professionista non manca di procedere alla mia mensile palpazione del seno.
Niente noduli,ne siamo entrambi sollevati.
Non un solo cm del mio corpo viene tralasciato:ma vi hanno mai massaggiato le orecchie?E i capelli?
Chiaramente quest'uomo non sa con chi ha a che fare.
Mi rilasso come il pene di un impotente.
Non saprei a chi dei due sia piaciuto di piu' ma quando usciamo di li' siamo entrambi stravolti.
Sono le 19:30.
Sono entrata alle 17.
Ho pagato per un'ora.
Tempi boliviani?Forse,ma ovviamente gli chiedo di sposarmi,un po' perche' il costume locale la considera una roba da prendere con una certa leggerezza e un po' per abitudine:sono anni che lo chiedo alla mia massaggiatrice e malgrado sia una donna sono sempre stata convinta che prima o poi sarei riuscita a sedurla.
Ho il presentimento che con Nelson dovrei pazientare meno.

Risposta al quesito:
Si',io domani ci torno!

lunedì 4 marzo 2013

Diario di bordo:Potosì


Graziosa citta' coloniale abbarbicata su una ripida montagna,le cui periferie le colano lungo i fianchi,che deve la sua ricchezza e la principale attrattiva per i turisti alle sue miniere.
Dai viaggiatori interrogati ottengo opinioni discordanti circa l'addentrarsi nelle viscere di Pachamama (la madre terra) tra lo sgomento di un'esperienza intensa e impegnativa e lo shok traumatico.
Decido pertanto di assecondare la mia naturale inclinazione godereccio-edonistica e invece che infilarmi in angusti cuniculi bui saturi di gas tossici opto per una gita a Tarapaya:ad una ventina di km da qui si trova l'Ojo del Inca,una pozza termale a 30 gradi appollaiata su una montagna di cui la mia guida dice meraviglie.
Dopo una serie di cambi di mezzi,stipata tra famigliole e borse da pic nik da pranzo della domenica,mi ritrovo ironicamente sola sul ciglio di uno stradone,ai piedi della suddetta altissima montagna.
Ok.
Ce la posso fare.
Ormai non temo piu' niente!
Non fosse che la scalata si dimostra piu' ardua del previsto,irta di rovi e segnalata solo dal consueto accumulo di bottiglie di plastica.
Circa a meta' rotolo qualche metro e realizzo che sto facendo una cazzata:accuso il fiatone dei 4000 mt,sono persa su una montagna seguendo un sentiero di plastica,sola,contusa e coperta di polvere.
Mmmmm....
In quel momento le preghiere delle suore che mi accompagnano in questo mio viaggio materializzano una macchina spuntata chissa' come.
E' una famiglia:nonna Quechua,figli,generi,cugini e uno stuolo di nipoti.
Nonna Quechua mi apostrofa dicendo che qui spariscono gli stranieri,e' pericoloso,e mi offrono un passaggio.
Mi affido al mio istinto che suggerisce che questo sia uno dei rari casi in cui l'autostop sia preferibile alle proprie gambe.
In cima mi accoglie un paesaggio meraviglioso,una pozza semideserta e una domenica in famigghia.
Mi spiegano che qui non viene molta gente perche' quando madre natura senza preavviso toglie il tappo alla pozza si creano dei mulinelli in cui molti sono affogati.
Ora per sicurezza sono state tirate delle corde.
Corde.
Ahhh,mi sento molto meglio!
Cio' nonostante la giornta trascorre serena tra una pannocchia abbrustolita e le mie improvvisate lezioni di nuoto ai bambini.
Mi riaccompagnano in citta' in macchina,in 10,e ci fermiamo a giocare a basket in un campo sperduto nelle campagne.
Mi porto il ricordo di una splendida giornata,un'ustione impietosa nonostante la protezione 70 di cui questo sole sembra essere ghiotto e una proposta di matrimonio,avvallata da nonna Quechua a favore del suo unico maschio,che rifiuto con tutta la cortesia che il mio spagnolo mi permette,seppur a malincuore:non capita mica cosi' spesso di sti tempi incerti!